Questo testo ha introdotto la discussione sulla situazione italiana e la situazione dell’Associazione all’assemblea generale di ControVento, 11 settembre 2022. Il dibattito ha evidenziato una sostanziale convergenza sull’analisi e sulle proposte che vi sono contenute. All’assemblea si è anche tenuto una discussione sulla guerra in Ucraina e la Grande Crisi [Il punto di svolta].

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Quattro ipotesi sulla situazione italiana e il nostro cammino  

1. Le elezioni del 25 settembre sono un punto di svolta del decennio. L’assemblea di Controvento del 25 luglio scorso, il suo dibattito e quindi il lungo testo Oltre la siepe, una notte sempre più buia (che riprende la relazione e articola il confronto avvenuto), hanno delineato il passaggio di fase segnato dalla caduta del governo Draghi e queste elezioni anticipate.

  • L’uscita di scena di un bonapartismo debole: le condizioni della crisi si erano determinate da diversi mesi, per la rielezione di Mattarella (la sconfitta del tentativo Draghiano di diventare Presidente), esito di un’aspirazione bonapartista sospinta dalla frammentazione del blocco dominante (in particolare del grande capitale), ma strutturalmente debole (anche per le contrapposte tendenze insiste nella UE). La difficile primavera segnata dalla guerra Ucraina ha infatti inizialmente stabilizzato il suo esecutivo, ma poi aumentato le pressioni sociali contrapposte sulla maggioranza.
  • Un campo reazionario solido, senza egemonia e disarticolato. Il 25 settembre vincerà la destra, con il consenso di un terzo dei cittadini e il 40% dei voti conquistato nel biennio gialloverde. Un consenso anche popolare, diventato senso comune e che può diventare dominante. La gestione capitalistica della crisi è però ancora neoliberista e radicalizza le coerenze instabili che hanno generato la Grande Recessione. In questi anni si è alluso ad una nuovacoerenza instabile (blocchi continentali, domanda interna, protagonismo statale, compressione salari e divisione comunitaria della classe), ma non convince ancora il grande capitale e non si afferma (riarmo ancora limitato). Questa situazione determina linee di faglia che però potranno emergere nel medio periodo, trovando invece nell’immediato una stabilizzazione conflittuale, basata su revisione costituzionale (presidenzialismo e autonomia differenziata) e politiche conservatrici su diritti civili.
  • Il campo largo è stato scomposto da Draghi. Il governo è caduto su contese reali (politica energetica e sociale). Il tentativo di Zingaretti di ricostruire un asse riformista attraverso la piazza grande e l’inglobamento 5 Stelle è naufragato con il Conte II. La politica ordoliberale di Draghi ha spinto il Movimento a sganciarsi, mentre il rifiuto di Letta di ogni alleanza coi 5 stelle, inseguendo Calenda, ha rilanciato l’impianto liberaldemocratico del PD. Una deriva comunque incompiuta, per le tentazioni di fronte ampio che hanno dato spazio al terzo polo Una dinamica che lascia il PD senza il voto utile e senza strategia, regalando la vittoria alla destra. I 5 stelle proseguono la loro parabola trasformista a sinistra, con l’evidente contraddizione della faccia di Conte e un’impostazione che rimane comunitaria. La sinistra riformista evita il disastro dell’alleanza con Calenda, ma si subordina, con possibili scomposizioni in Sinistra Italiana.
  • L’unione popolare, oltre la sinistra. La sinistra di opposizione è da tempo tra 1 e 2% dei voti, pur tenendo ancora un avanguardia di alcune decine di migliaia di attivisti/e (isolati nella disorganizzazione della classe e nell’inaridimento dei movimenti). Questo campo ripiegato è diviso, con partiti che cercano una proiezione di massa sul terreno elettorale (talvolta insieme), facendo fatica nelle asfittiche dinamiche sociali. L’asse PRC-PaP ha sviluppato una nuova alleanza (dopo i fallimenti di Sinistra-Arcobaleno, FdS, Rivoluzione civile, AltraEuropa, In Comune, La Sinistra, Potere al Popolo), segnata da De Magistris e il profilo mélanchioniano di antagonismo pluralista alla Laclau. Un tentativo che, sin dai colori, evidenzia il netto arretramento rispetto al profilo anticapitalista di Potere al Popolo (2018), con un impianto democratico costituzionalista oltre la classe lavoratrice e la stessa sinistra, pur stando in un perimetro compatibilista di matrice riformista. Mentre Rizzo supera il settarismo stalinista promuovendo un blocco nazionalista, novax e reazionario.
  • Il campo classista scompare. Le diverse soggettività che lo tessono sono rinchiuse nelle proprie strategie, riproposte in modo parossistico, perché proprio questa stagione di arretramento e frammentazione ne evidenzia limiti e problemi. In questo quadro, viene ribadita la ridicola deriva del PCL, che affronta l’impasse strutturale della sua linea elettorale solo il 26 luglio, con un’inutile appello propagandista e la conferma della presentazione in un solo collegio senatoriale.
  • Oltre la siepe, resistere. Le elezioni sono solo uno dei terreni dello scontro di classe. Proprio in una fase di arretramento e disorganizzazione però, le elezioni impattano sulla definizione degli interessi collettivi, e quindi sulla costruzione di identità, immaginari e aspettative. Un decennio di instabilità politica si chiude allora con un ulteriore profondo arretramento dei rapporti di classe, l’affermazione della destra reazionaria e l’evaporazione del lavoro. La nostra capacità di reagire si deve quindi provare a concentrare sull’organizzazione di un inverno del nostro scontento, la ricostruzione di un fronte unico di massa e di classe, la tessitura di un polo internazionalista e di classe.

2. La disorganizzazione della classe e le sue resistenze. La dinamica politica dell’ultimo anno, cioè, nonostante alcuni segnali di controtendenza emersi con la progressiva uscita dall’emergenza pandemica, conferma le dinamiche di fondo dell’ultimo decennio e, anzi, le rilancia con una forza ancora maggiore. La precipitazione di una nuova recessione e di una nuova austerità, innescata dalla guerra ma determinata dalle dinamiche della Grande crisi, manterrà queste divisioni, ma potrebbe però forse fornire anche occasioni di progressiva ricomposizione delle lotte e delle identità.

  • La ripresa di alcuni movimenti di massa (in particolare FFF, pride e nonunadimeno) si è mantenuta su una dinamica eventuale (basata su eventi), democratico radicale e interclassista: grandi manifestazioni (alcune realmente imponenti, come i recenti pride a Roma, Milano e in realtà in molte realtà italiane), ampio coinvolgimento su alcune date e appuntamenti, ma scarsissima capacità di strutturare istituzioni di movimento (comitati, collettivi, reti territoriali).
  • L’esperienza esemplare del Collettivo di fabbrica GKN (sia con i delegati di raccordo, sia nella modulazione delle rivendicazioni in rapporto alla dinamica della classe, sia nella propensione alla convergenza) è rimasta isolata (sia nelle fabbriche in crisi, sia nella capacità generale di incidere nelle rappresentazioni di massa). Al di là di occasionali cortei e assemblee, non si sono costruite le esperienze territoriali di #insorgiamo, non si è consolidato un reale fronte unico nazionale (del resto, come avevamo detto, era impossibile che una fabbrica in lotta potesse svolgere questa funzione politica generale ed era fondamentalmente sbagliato pretenderlo).
  • Le dinamiche di convergenza sono rimaste sostanzialmente parallele ed autocentrate (dalla società della cura al coordinamento del sindacalismo di base, dal fronte anticapitalista intorno al SiCobas allo stesso FFF), perché la dinamica dominante è sostanzialmente diventata quella di proporre iniziative di convergenza… sulle proprie date, sul proprio terreno, nel quadro di strutture e dinamiche prestabilite (esemplare, da questo punto di vista, la campagna noi non paghiamo proposta da alcuni settori di SA-Rete ecosocialista romana).
  • Questa dinamica è del resto rappresentativa della classe: l’intreccio di pandemia, ripresa e guerra in Ucraina ha ulteriormente scomposto e diviso il lavoro, soggetto ai disequilibri e alle ristrutturazioni di un apparato produttivo diviso tra diverse strategie di accumulazione. Se la lotta di classe non scompare, ma anzi si moltiplica, rimane prevalente la scomposizione dei cicli, delle modalità, dei tempi e dei contenuti rivendicativi delle resistenze. Una moltitudine del lavoro, con composizioni sociali e tecniche diverse, andamenti settoriali e poteri contrattuali divergenti. Si evidenzia in particolare la spaccatura tra nord e sud, segnata da apparati produttivi soggetti a tendenze diverse (inserimento nel nucleo o periferizzazione continentale), che potrebbero trovare nei prossimi anni non solo una radicalizzazione (in funzione della UE), ma anche una strutturazione formale nell’autonomia differenziata, con possibili se non inevitabili conseguenze su salario globale (welfare) e inquadramento contrattuale (Contratti collettivi regionali).
  • L’autunno alle porte: al di là della siepe del 25 settembre, che potrebbe anche impattare sull’avanguardia isolata degli attivisti di sinistra (in un senso o in un altro), emerge già la moltiplicazione quasi settimanale degli appuntamenti e dei percorsi: 23 settembre FFF; 1 ottobre assemblea di convergenza a Roma; 8 ottobre corteo CGIL; probabilmente a ottobre/novembre, sciopero del sindacalismo conflittuale; 22 ottobre corteo di convergenza GKN a Bologna, prob. 5 novembre a Napoli; 10/12 novembre: social forum europeo a Firenze; 18 novembre probabile mobilitazione studentesca. A cui si aggiungeranno, inevitabilmente, crisi industriali e territoriali (come Wartsila a Trieste), le mobilitazioni collegate direttamente alle legge di bilancio, le possibili e necessarie reazioni alle prime azioni del governo reazionario su migranti e diritti civili. Più che la moltiplicazione delle lotte, la sua dispersione, con la speranza di ognuno che nel quadro estemporaneo e imprevedibile della comunicazione o dei social, la sua diventi la prevalente.
  • Il salario, un possibile terreno di ricomposizione. Come segnalato ne Il punto di svolta, su guerra in Ucraina e contrapposizioni imperialiste, questa estate è stata inusualmente segnata dalla conflittualità del lavoro: le lotte portuali e nei traporti in Gran Bretagna, Francia e Germania. In Italia, a fine agosto abbiamo visto il casuale sovrapporsi di date tra lo sciopero al porto triestino per Wartsila e il mandato per un pacchetto di dieci giorni di sciopero al porto di Livorno (con una FILT al momento guidata da Democrazia e Lavoro). A fronte del 10% di inflazione, potrebbe allora esser sul salario che si sviluppano processi di ricomposizione di lotte e interessi di classe. Al di là di rivendicazioni transitorie e generali (riduzione orario, scala mobile, ecc), la richiesta di aumenti contrattuali immediati potrebbe avviare, in territori o settori, un primo saliente intorno al quale raccogliere mobilitazioni, in cui poi avviare una radicalizzazione (rivendicativa e di pratiche). In questo quadro, oltre che possibili iniziative di sinistre CGIL e sindacalismo conflittuale, si segnala che la stessa FIOM potrebbe sostenere scioperi spontanei in aziende e territori. Forse più complicata la dinamica in alcuni settori come Istruzione e ricerca (1,4 milioni di lavoratori e lavoratrici del pubblico), unico CCNL 2019/21 non ancora rinnovato, che potrebbe trovare conclusione proprio con il governo di destra, con risultati contenuti ma superiori a quelli attuali (dando segnale di attenzione sociale del nuovo governo, come forse su Fornero).

3. Il senso generale di ControVento e le sue difficoltà. Come abbiamo sottolineato nella Carta fondativa e nelle prime assemblee, siamo un laboratorio politico, un luogo plurale e transitorio di raggruppamento in cui ridefinire collettivamente una proposta politica e organizzativa per i comunisti rivoluzionari in questo paese. Il sostanziale fallimento del progetto di raggruppamento del PCL, come il parossistico riproporsi di strategie con evidenti limiti delle altre formazioni della sinistra classista, rendono necessario un bilancio, la rielaborazione di un percorso e la sua sperimentazione concreta. Questa esigenza generale non può che esser confermata a fronte del punto di svolta del 25 settembre, il possibile nuovo governo delle destre reazionarie, la dispersione delle resistenze di classe. Se la transitorietà e il pluralismo di questa esperienza politica sono quindi un’inevitabile condizione del presente, proprio per riprendere dalla fondamenta un’analisi e un percorso collettivo, ne cogliamo nel contempo anche tutti i rischi e le problematicità: le dimensioni molto limitate, la fluidità di appartenenze, la molteplicità delle collazioni, la pluralità di pratiche che rischia di non trovare momenti, strutture e percorsi di sintesi. In termini concreti, rischia cioè di esser evidente e grande lo iato tra aspirazioni del laboratorio politico e concreta quotidianità della sua vita, dispersa su territori ed esperienze, isolate e scollegate tra loro. Un elemento evidente in questi mesi difficili, per molti versi diversi da come abbiamo pensato e sperato l’avvio di ControVento: la guerra in Ucraina, gli sbandamenti e le divisioni nelle sinistre, l’inaridimento dei movimenti e delle resistenze sociali hanno infatti delineato un contesto meno attivo e fluido di quello che avevamo immaginato. Alcuni percorsi di confronto che avevamo preventivato si sono arenati, anche se altri a cui non avevamo pensato si sono sviluppati. In questo quadro parzialmente diverso, segnato dalle conseguenze della guerra in Ucraina (Il punto di svolta) e del 25 settembre, dobbiamo allora darci direttrici, forme e strumenti per provare a perseguire il difficile cammino che siamo dati.

4. Tenere la posizione e rilanciare percorsi. L’obbiettivo che ci diamo in questa assemblea, cioè, è quello di rilanciare l’aspirazione di ControVento, la sua natura di laboratorio politico (nel perimetro della sua Carta fondativa), nel quadro degli ulteriori arretramenti segnati dalle elezioni politiche italiane e dall’apertura di una fase di attrito interimperialista. Per questo, proponiamo di focalizzarsi nel prossimo periodo su alcuni obbiettivi politici e organizzativi.

  • Definire il perimetro dell’Associazione: il collettivo di una quarantina di compagni/e che ha dato vita a ControVento ha realizzato iniziative seminariali, incontri nei territori, presenza ad assemblee e cortei (dibattiti on line, Firenze 26 marzo, Brianza, Cosenza, Livorno, Ragusa, Varese, ecc). È venuto il momento di capire chi si colloca nel perimetro dell’AMR e decide di sostenerla (anche finanziariamente) e di darsi strutture di coordinamento non provvisorie. Pensiamo quindi di definire un tesseramento annuale, chiudere entro dicembre 2022 il quadro dei componenti di Controvento e, come previsto dall’essenziale Statuto, di eleggere a conclusione di questa assemblea Direttivo e Redazione.
  • Realizzare un periodico, ControVento: uno strumento cartaceo ma anche disponibile on line, stampato in qualche centinaio di copie, con un doppio obbiettivo: da una parte diventare il filo conduttore e l’espressione del percorso politico del Laboratorio, organizzatore collettivo della discussione e della sua evoluzione; dall’altro, esser concreto strumento di espressione pubblica e coinvolgimento, occasione per poter entrare in rapporto e confrontarci con altri, oltre che di offrire approfondimenti specifici (anche con quaderni e opuscoli). È già stato realizzato un primo numero di prova, per verificare impostazione grafica ed editoriale (sulla falsariga del bollettino Scintilla).
  • Tenersi in relazione con le dinamiche di classe ed i percorsi di convergenza, contribuendo con le nostre limitate forze ad una polarizzazione internazionalista e classista, a partire da un intervento antimperialista, disfattista e antimilitarista: seguire cioè nel corso dell’autunno le iniziative di lotta, unità d’azione e fronte unico (articoli, volantini, riflessioni), ma anche contribuire o sollecitare percorsi di confronto sulle guerra in Ucraina e contro gli imperialismi.
  • Sviluppare occasioni e momenti di confronto con altre soggettività politica e associative, proprio nell’ottica laboratoriale dell’AMR, confrontandoci su analisi, percorsi e bilanci politici: in primo luogo, ovviamente, Controcorrente, come gli altri soggetti che abbiamo incontrato in questi mesi, ma anche altre realtà che potremmo incontrare proprio a partire dal bilancio della dinamica della guerra ucraina e dai risultati del 25 settembre.
  • Organizzare dibattiti e seminari on line: proprio per tener insieme punti di vista ed esperienze diverse, si è rivelato fondamentale darsi momenti periodici e organizzati di confronto on line. Quindi proseguirli nei prossimi mesi sulla composizione del lavoro (migranti e braccianti); la guerra in Ucraina e gli imperialismi di attrito; lo sviluppo ineguale e combinato; le propensioni imperialiste della Cina; i percorsi, le prospettive e i bilanci della IV internazionale.
  • Avviare un confronto e un percorso internazionale, nel quadro degli obbiettivi della Carta fondativa, a partire da una definizione entro la prossima estate del rapporto con la Tendenza Internazionale Rivoluzionaria della IV internazionale, sulla base di discussioni e verifiche su analisi, posizioni e prassi politiche possibilmente condivise.
  • In questo quadro, attivare una rielaborazione del sito come strumento di elaborazione, confronto e cronaca delle lotte, dando maggior spazio e visibilità ad articoli e, se possibile, contributi anche di altre realtà, soggetti e singoli.

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