In questi giorni, in queste settimane, si stanno moltiplicando le iniziative, i cortei e le manifestazioni per fermare il massacro a Gaza e per sostenere l’autodeterminazione palestinese. In questo tempo terribile di morte e distruzioni, ControVento in linea generale partecipa a tutte queste iniziative, pur con le sue limitate e disperse forze. Nel lungo conflitto israelo-palestinese, infatti, riteniamo che sia evidente l’impostazione etnica e coloniale dello stato sionista, con lo sviluppo di un’oppressione colonialista profondamente intrecciata al suo sviluppo capitalista. Nella mobilitazione di queste settimane, allora, non si può esser semplicemente per la pace, o anche solo contro entrambe le direzioni reazionarie, senza cogliere il rapporto sociale di oppressione che lo stato israeliano mette in campo rispetto alla popolazione palestinese, in modi diversi ma in tutte le terre tra il fiume ed il mare.

La nostra partecipazione a queste mobilitazioni, in ogni caso, intende ribadire fermamente la distanza da ogni direzione nazionalista e reazionaria della lotta per l’autodeterminazione. Come abbiamo sottolineato in queste settimane, come abbiamo ribadito anche nel volantino che abbiamo preparato proprio per le prossime mobilitazioni, uno scontro condotto con obbiettivi e pratiche militari nazionaliste e comunitarie, non può che produrre barbarie. La risposta, allora, non può che passare per la trasformazione di questo modo di produzione. La costruzione di uno stato laico e multietnico nella terra tra il fiume e il mare, nella quale vivono oramai oltre 14 milioni di persone (di origine ebraica, palestinese, drusa, oltre che centinaia di migliaia di migranti) e nella quale deve esser garantito il ritorno di milioni di profughi, deve quindi porsi l’obbiettivo di una trasformazione del modo di produzione, di una prospettiva socialista. Per questo è necessario non solo riconoscere, denunciare, isolare e combattere l’oppressione israeliana, ma anche sostenere internazionalmente l’indipendenza delle forze classiste, sia nel campo palestinese sia nel campo israeliano, sul piano politico e anche sul piano militare (quando la politica passa per le armi). Oggi, cioè, è necessario sostenere l’unità delle classi lavoratrici palestinesi e israeliane contro le rispettive classi dominanti, contrastando ogni logica ed ogni politica di fronte popolare o di liberazione nazionale [cioè, ogni alleanza interclassista], tanto più quando queste comprendono forze reazionarie legate finanziariamente, politicamente e militarmente a governi autocratici e teocratici che massacrano le loro popolazioni e le loro classi lavoratrici.

In questo quadro, abbiamo deciso come ControVento di aderire alla manifestazione di Bologna del 18 ottobre, per fermare il massacro in palestina. Siamo consapevoli delle differenze di impostazione e anche di rivendicazioni che abbiamo con altri promotori di questa iniziativa, su questa questione. Però ci sembra che proprio nell’iniziativa del SiCobas si inizia a cogliere e sottolineare la necessità di distinguere gli interessi delle masse oppresse da quelli dei governi e delle classi dominanti del mondo arabo: è dall’unione degli sfruttati e degli oppressi del Medio Oriente e di tutti i continenti contro i rispettivi governi che può sorgere un movimento solidale senza se e senza ma con la lotta del popolo palestinese, per la libertà contro ogni oppressione, per abbattere lo stato razzista e colonialista dell’integralismo sionista, presupposto per la convivenza con parità di diritti di popoli, etnie, religioni nella martoriata regione mediorientale. Ci sembra un passo utile per iniziare a porre, anche a livello di massa, la necessità di sviluppare l’autonomia e l’indipendenza della classe lavoratrice anche nel quadro di questa lotta contro il massacro di Gaza e l’oppressione colonialista.

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