France, Paris, 2023-03-20. The demonstrators, blocked by the police on the other side, have to cross the street in front of the threat of the Brav 5th night of demonstrations against pension reform. Photograph by Martin Noda / Hans Lucas France, Paris, 2023-03-20. Les manifestant, bloques par la police de l autre cote, doivent traverse la rue face a la menace de la Brav. 5eme soiree de manifestation contre la reforme des retraites et le 49.3. Photographie de Martin Noda / Hans Lucas

Comunicato stampa della CE dell’NPA, 24 marzo 2023 tradotto a cura della redazione

Nona giornata nazionale di scioperi e manifestazioni da metà gennaio e in molte città “la più importante dall’inizio del movimento”.  Ancora maree umane, fitte, coperte di striscioni, palloncini e cartelloni suggestivi (“L’acqua bolle a 100°C, la rabbia a 49,3”).  Ancora lavoratori di tutti i settori e anche di altre categorie, soprattutto le masse di giovani, universitari o liceali. Sicuramente le più grandi manifestazioni di giovani dal 2006 e la lotta contro il CPE. Per molti manifestanti è stata la prima manifestazione. Notevole. Tanto che molti di questi nuovi manifestanti hanno parlato del movimento come se fosse solo all’inizio: “è un inizio”. Quindi sempre una grande preoccupazione per Macron! A partire dalla visita di Re Carlo III, che è stato obbligato a annullare!

Più che rabbia, furore…

E soprattutto, queste non erano proprio le manifestazioni precedenti. Una nuova rabbia era all’opera, era salita almeno di un livello. Il 49.3, a cui si è aggiunto l’intervento in tv di un Macron considerato sprezzante e arrogante, ha suscitato “seria” indignazione e rivolta. È stato l’interruttore che ha fatto reagire le persone, che ha ingrossato le fila della lotta. Quali che fossero le illusioni sul funzionamento delle istituzioni, il 49.3 è apparso come un insulto alla democrazia. All’indignazione contro l’ingiustizia sociale della riforma delle pensioni, si è aggiunta l’aspirazione alla democrazia. Certamente confusa ma politica. 

E, ultimo ma non meno importante, queste manifestazioni del 23 marzo, “più calde” delle precedenti, con il loro clima più teso, hanno fatto una maggiore impressione sugli stessi partecipanti, colti da grande emozione nel partecipare a queste maree umane che emanano una tale sensazione di forza e soprattutto la convinzione che potremmo vincere. Una sensazione che nemmeno i partecipanti di più lunga data hanno conosciuto.

Violenza poliziesca

I poliziotti mobilitati a decine di migliaia si sono scatenati: pioggia di lacrimogeni, spari di LBD e granate dispersive. Persone ferite. Arresti e detenzioni, anche contro attivisti sindacali. Abbiamo potuto notare anche qua e là, a margine delle manifestazioni, la presenza di “fascisti”. Le violenze sono fatte solo dai “blocchi neri”? Questa violenza è riprovevole? Lavoratori di molti settori in lotta, aziende energetiche o ferrovieri, lavoratori dei portuali e scaricatori, hanno potuto sperimentare la violenza della polizia, in particolare per disperderli quando erano in sciopero, sfidando il diritto allo sciopero e alla manifestazione. Una forza di polizia al servizio di Macron e dei suoi amici padroni, una violenza di stato che cerca di imporre un ordine sociale iniquo. 

Si ha quindi una certa comprensione della violenza dei manifestanti, che non ha la stessa misura di quella delle forze della repressione. Questi vetri rotti, cosa sono di fronte a vite frantumate da scellerate leggi antisociali? Questo spiega perché alcuni colleghi sono andati a fare un giro alla testa dei cortei. Sì, è la rabbia contro Macron, presidente dei ricchi, che si esprime anche così.

Non far cadere l’arma dello sciopero e delle manifestazioni, per lo “strumento istituzionale” del PIR

Dalla sera del 23 marzo l’intersindacale ha indetto una prossima giornata nazionale di sciopero e manifestazione per martedì 28 marzo. Meno di una settimana dopo.  Stavolta senza giri di parole e nel rispetto della determinazione e della voglia di battaglia generale. Tanto più che gli scontri, così come la presenza massiccia dei giovani, hanno dato coraggio, confermato che era possibile vincere, arrivare fino al ritiro. Fino ad allora, ovviamente, non succederà nulla. Il comunicato dell’intersindacale evoca azioni e comizi da organizzare nel fine settimana. Se non li avesse menzionati, sarebbero accaduti comunque. Meglio confermare in anticipo! Tutta la settimana trascorsa dal 49.3, ha visto di mobilitazioni cosiddette “selvagge” perché non guidate dalla dirigenza sindacale, ma organizzate dal basso, spesso da squadre sindacali combattive, che segnavano la situazione. Eppure, se è la strada a dettare legge – e il 23 marzo lo ha fatto per la nona volta in maniera spettacolare – i funzionari confederali dell’intersindacale restano attaccati a confusioni e impasse istituzionali. Nel loro comunicato annunciano che si rivolgeranno al Consiglio costituzionale che potrebbe, forse, contestare la riforma di Macron (sui cavilli formali). Annunciano di aderire alla prospettiva di un referendum sulla riforma, di “partecipare a pieno titolo” a questa iniziativa di PIR (o referendum di iniziativa condivisa.

Certo a un referendum sul destino delle nostre pensioni, una consultazione popolare apparentemente democratica, chi potrebbe opporsi? Ma premettiamo che questo PIR proposto dalla sinistra alleata nel Nupes è una vera e propria camera a gas: il Consiglio costituzionale ha un mese di tempo per decidere sulla validità del testo proposto per referendum; se viene convalidato, segue un periodo di nove mesi per riunire 4,87 milioni di firmatari; allora il Parlamento può ancora occuparsi della questione in modo che non venga sottoposta a referendum – e ha sei mesi per farlo! Tutte cose che possono richiedere un anno e mezzo. E soprattutto, questo PIR, questo “strumento istituzionale” si propone in un contesto di crescente mobilitazione o anche possibile ribaltamento in uno sciopero generale, quindi un contesto dove detto “strumento” si contrappone all’arma dei lavoratori che è lo sciopero. 

Se viene avviato un processo RIP, cosa accadrà alla mobilitazione che oggi è l’incubo di Macron? L’arresto, l’abbandono di scioperi e manifestazioni, in attesa dell’organizzazione di questo circo e del suo ipotetico esito? Lasciare il certo per l’incerto?   È chiaro che l’intersindacale, schierata con i 252 eletti della sinistra (deputati e senatori che hanno presentato questo testo), si appresta ad offrire questa via d’uscita a Macron.

Amplificare la mobilitazione, sciopero generale fino al ritiro!

In questa fase, non è la preoccupazione di coloro che sono scesi di nuovo in piazza il 23 marzo, e che questo 24 marzo continuano o iniziano uno sciopero a oltranza, infuriati contro un potere al soldo dei padroni. Contro un Macron che ha ribadito, in tv, il suo piano per costringere i beneficiari delle Rsa, i poveri tra i poveri, ad accettare un lavoro pidocchioso con il rischio di vedersi tagliare il cibo. Il valore del lavoro lo impone!

Nei prossimi giorni, molti e molti si batteranno ferocemente affinché lo slancio dato da questa nuova giornata del 23 marzo si trasformi in scioperi a oltranza, si spera in uno sciopero generale il cui slogan è stato ampiamente scandito nei cortei. Lavoratori, attivisti e giovani stanno già discutendo, nelle loro strutture organizzative del movimento (assemblee di scioperanti, comitati di mobilitazione, “intercategoriali”, comitati studenteschi delle scuole superiori e “interfacoltà” – anche il coordinamento studentesco nazionale che si riunirà il prossimo fine settimana a Grenoble ), idee per azioni per il fine settimana, ad esempio interventi in marcia in aree commerciali o aree aziendali, comizi di lavoratori in sciopero alla porta di aziende vicine. Con la prospettiva di coinvolgere tutte e tutti, insieme. Non mancano proposte di azione collettiva per incoraggiare nuovi settori a lottare, a entrare in contatto, ad agire e soprattutto a decidere insieme sulla prosecuzione del proprio movimento, ad armarsi per reagire insieme contro Macron e la sua polizia, come contro l’intersindacale – se necessario. Quello che manca ancora e sicuramente in questo movimento è più organizzazione tra coloro che ne sono gli artefici, più propri organi decisionali grazie ai quali coordinarsi… per vincere.

Oggi in strada, domani si continua… Quello che è all’ordine del giorno sono i migliori mezzi di questa lotta e organizzazione collettiva. Fino al ritiro!

Comunicato stampa della CE dell’NPA, 24 marzo 2023

 

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