con queste parole NPA commenta gli ultimi avvenimenti d’oltralpe.

pubblichiamo la traduzione del documento a cura della redazione

Macron, volendo far passare la sua legge sulle pensioni, ha dovuto brandire il suo 49.3 (articolo della costituzione francese del 1958 che richiede un voto di fiducia al governo per introdurre provvedimenti di legge dello stesso che non hanno ottenuto il voto di maggioranza in parlamento), non ottenendo il voto favorevole in Parlamento, ed è inciampato nel tappeto! Perché anche alcuni deputati di destra non si sono azzardati a votare la riforma, per paura che i loro stessi elettori non li perdonassero. Questo è il primo successo degli oltre due mesi di nostre manifestazioni e scioperi.

Un limite è stato superato e si è aperta una situazione di crisi sociale e politica per Macron e i suoi amici della comunità padronale. Questo 49.3 è rivoltante, ma è soprattutto un’ammissione di debolezza di Macron e Borne che sono stati messi all’angolo, e ha solo rilanciato manifestazioni e scioperi: di netturbini, ferrovieri, elettricisti, operai delle raffinerie. Il governo comincia a temere che le pompe restino a secco!

Violenza sociale e poliziesca, stessa botte macronista e padronale

49.3 ha solo amplificato la rabbia. A partire da giovedì, i manifestanti si sono riversati a migliaia in Place de la Concorde a Parigi, vi sono tornati il ​​giorno dopo e in altri luoghi il giorno dopo, spontaneamente. Stessa sollevazione “selvaggia” in tutte le città del Paese.

I rappresentanti del governo hanno subito gridato “violenza”, perché i manifestanti sono venuti a fischiare nelle orecchie dei deputati macronisti o repubblicani sotto le loro finestre. E la polizia, come da ordini ha represso, ha eseguito centinaia di arresti e fermi – tra i quali attivisti sindacali e politici ben mirati! La violenza è dalla parte di un potere e di un padrone che vogliono farci morire sul lavoro, che annunciano di voler precettare gli scioperanti; è quella delle forze dell’ordine che lanciano lacrimogeni, usano persino gli idranti contro i cortei spontanei di manifestanti, compresi gli studenti che vanno a unirsi ai netturbini in sciopero.

Contro questa violenza, la rabbia è generale.

Estintori istituzionali

Al Palais Bourbon (sede dell’Assemblea Nazionale), Macron alla fine non è stato censurato. Non potevamo aspettarci altro dai deputati, molti dei quali dentro di sé si sono rallegrati di un 49.3 che ha impedito loro di compromettersi! Ma la mozione di censura rimane lì, nelle nostre manifestazioni e nei nostri scioperi che vanno amplificandosi questa settimana, a partire dalle manifestazioni di questo fine settimana, con i nuovi scioperi che paralizzano da lunedì le raffinerie, Gonfreville e Lavera dopo quello di Donges in sciopero da diversi giorni. In ciascuno dei nostri settori, il mantenimento di scioperi prolungati e l’acquisizione di nuovi scioperanti, il loro coordinamento sono all’ordine del giorno per andare verso uno sciopero generale.

Qualche deputato cerca di rattoppare: un cambio di premier e un governo che permetta all’uno o all’altro di racimolare qualche incarico lì?

Uno scioglimento dell’Assemblea e nuove elezioni da cui il RN spera in più deputati? Non dimentichiamo che il partito di Marine Le Pen è contrario all’aumento del salario minimo e ha parlato solo di pensionamento a 60 anni con pensioni amputate. E propone già ai repubblicani di spartirsi i collegi elettorali in caso di nuove elezioni, di spartirsi le cariche, anche di governare insieme.

Altri, a sinistra, parlano di referendum a data da destinarsi? Ma il referendum non si è già svolto, da due mesi, in piazza?

Ciò che un governo vuole fare, lo disferemo!

No, non abbandoneremo le nostre armi: gli scioperi e le manifestazioni. Sta succedendo adesso, nelle fabbriche, nei trasporti, negli uffici e tutti insieme nelle strade. La giornata nazionale alla quale i sindacati convocano per giovedì prossimo, 23 marzo, deve superare in forza e determinazione le precedenti.

Deve soprattutto suonare l’inizio di un blocco del paese, con lo sciopero generale. La posta in gioco è alta, il successo è palpabile, per strappare non solo il ritiro puro e semplice della riforma delle pensioni, ma un equilibrio di forze che costringerà Macron e i suoi amici boss dal culo d’oro, a cedere anche su stipendi, sussidi di disoccupazione, le condizioni di lavoro, il degrado dei servizi pubblici, sulle drammatiche conseguenze del loro sistema di sfruttamento capitalistico che è da buttare nella spazzatura

Édito da NPA il 20 marzo 2023

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