“La rivoluzione è qui”, ha affermato Chris Smalls, il portavoce della lotta dei lavoratori del magazzino Amazon di Staten Island – New York. Infatti con questa vittoria che ha stupito tutti gli osservatori e i principali media statunitensi, il primo di Aprile i lavoratori di una delle più potenti multinazionali globali hanno conquistato il diritto ad avere un loro sindacato con una votazione a maggioranza. 2654 voti contro 2131 facendo nascere l’Amazon Labor Union (ALU) per la prima volta negli USA. Questo risultato ha fatto seguire una reazione a catena tra i dipendenti Amazon in altri cinquanta magazzini che hanno espresso l’intento di seguirne le orme.  Questa lotta ha avuto i suoi momenti cardine nel 2020 durante la pandemia. L’azienda ha lanciato una campagna costosissima per fermarla, quando Smalls e gli altri compagni hanno condotto uno sciopero nel magazzino di Staten Island contro le condizioni di lavoro dovute al Covid. Amazon ha contrattaccato licenziando Smalls con il pretesto di aver violato gli obblighi di quarantena: chiaramente una rappresaglia con l’intento di bloccare la lotta.

Nell’aprile 2021, Smalls, che ora ha 33 anni, ha contribuito a costruire un sindacato indipendente, per le migliaia di magazzinieri di Amazon a Staten Island. Dopo aver fondato l’Amazon Labour Union è diventato uno dei simboli dell’opposizione contro Amazon.

Il suo licenziamento ha suscitato un’indignazione diffusa che ha amplificato la solidarietà dei lavoratori e la lotta stessa. Senza alcuna esperienza sindacale ma insieme alla grande determinazione di molti compagni di lotta ha organizzato banchetti di sostegno, incontri politici alle fermate degli autobus e sottoscrizioni tramite i social.

La fermata dell’autobus utilizzata dai lavoratori si è trasformata nella loro base operativa dove venivano organizzate le discussioni e con i lavoratori che tornavano a casa dai loro turni trattenendosi anche in cene e grigliate. Questo ogni giorno dall’inizio della lotta.  Intanto l’Amazon Labour Union (ALU) si formava e cresceva insieme alla coscienza di classe. La direzione aziendale non ha subito passivamente questa crescita, anzi si è opposta con tutti i mezzi disponibili ad un colosso capitalistico. Ha intrapreso azioni legali per diversi milioni di dollari contro Chris Smalls e compagni riuscendo persino a farlo arrestare per violazione di domicilio per aver organizzato un barbecue nel parcheggio fuori del magazzino. Ha lanciato una vera e propria campagna denigratoria contro di lui. Uno dei massimi dirigenti Amazon David Zapolsky (vicino a Joe Biden) si è espresso in questo modo: «Non è intelligente, non sa esprimersi bene, e nella misura in cui la stampa vorrà focalizzarsi su noi contro lui, saremo in una posizione di public relations molto più forte piuttosto che se semplicemente spiegassimo per l’ennesima volta che stiamo cercando di proteggere i lavoratori. Dovremmo investire la prima parte della nostra risposta nello spiegare con forza l’argomentazione che la condotta dell’organizzatore sindacale è stata immorale, inaccettabile e probabilmente illegale, scendendo nei dettagli, e solo a quel punto proseguire con i nostri soliti punti sulla sicurezza sul lavoro. Rendiamo lui la parte più interessante della storia, e se possibile facciamolo diventare il volto dell’intero movimento di sindacalizzazione.»

In questa nota c’è tutto il disprezzo di classe verso i lavoratori e in particolare contro Chris Smalls anche con sfumature razziste.  Se l’intento era quello di azzerare questa lotta ha ottenuto l’effetto opposto. L’indignazione ha compattato la lotta. Smalls è diventato il volto di una delle lotte sindacali importanti nella storia recente negli USA e Amazon ha subito una sconfitta bruciante.

Queste sono le parole pesantissime che segnano il principio che la lotta paga colte dal sito del neo Amazon Labor Union. (https://www.amazonlaborunion.org/welcome/)

 

I lavoratori di JFK8 hanno appena fatto la storia. Il primo sindacato di Amazon nella storia degli Stati Uniti. Il primo sindacato operaio completamente indipendente di queste dimensioni da decenni, se non secoli. Stiamo costruendo il primo sindacato Amazon nel paese. Facciamo la storia. Un movimento indipendente guidato dai lavoratori per la sicurezza del lavoro, la retribuzione sindacale e migliori condizioni di lavoro presso Amazon a Staten Island, New York.

Ciao , amici e colleghi di lavoro. Lavoriamo sodo (come volontari ALU, oltre ai nostri lavori in Amazon) facendo tutto il possibile per costruire il potere democratico dei lavoratori di Amazon negli Stati Uniti, con un sindacato indipendente, gestito dai lavoratori, per difendere i diritti dei lavoratori e costruire il potere collettivo dei lavoratori.

 

Ma il comitato esecutivo del giovane sindacato A.L.U composto oltre che da Smalls, da Justine Medina e da Derrick Palmer non si ferma qui. E’ pronta una vertenza in 8 punti con la direzione di Amazon su obbiettivi immediati in merito a salute e sicurezza, mantenimento, retribuzione, alloggi, condizioni di lavoro, cambi di livelli lavorativi ed agibilità sindacale.

Justine Medina esprime la sua soddisfazione con queste parole:

“Come dovrebbe fare sempre un sindacato non abbiate paura di essere agitatori e di inimicarvi i padroni. Usate tutti gli strumenti nella vostra cassetta degli attrezzi; presentate le accuse di pratiche di lavoro sleali, ogni volta che ne avete la possibilità. Protestate e fate azione collettiva. Continuate a costruire.  È il duro lavoro di ogni giorno: i lavoratori che parlano ai lavoratori. Non sono giochi multimediali, ma solidarietà, analisi quotidiana e aggiustamenti secondo la necessità. È lavorare come collettivo, imparare insieme e insegnarsi a vicenda. Tornare alla forma di combattimento. È così che abbiamo vinto.

Quello che sto descrivendo non era un mio piano personale, ma la conseguenza degli sforzi dei lavoratori di Amazon che si sono stancati dei loro maltrattamenti. Ho avuto la fortuna di essere reclutata in questo sforzo come membro del comitato esecutivo per la mia esperienza organizzativa con la Lega dei Giovani Comunisti. Sono stata accolta a braccia aperte, e questo ha cambiato completamente il percorso della mia vita, ma ho sempre capito che il mio ruolo era quello di seguire la guida dei lavoratori che erano lì prima di me.

Questo è stato uno sforzo davvero collettivo, guidato da alcuni brillanti lavoratori Amazon spinti a organizzarsi dalla pandemia e dalle condizioni delle loro vite; Chris Smalls e Derrick Palmer in particolare sono stati dei leader straordinari. Penso che questo sindacato mostri la vera possibilità di ciò che è davanti a noi, come movimento operaio, se solo ricordiamo come farlo.”

Justine Medina è un membro del comitato esecutivo ALU e un imballatrice presso il magazzino JFK8 Amazon.

Non è pretestuoso cogliere che questa lotta ha un filo rosso che la lega simbolicamente a quella degli operai della GKN. Posti di lavoro diversi e lontani tra loro ma legati dalla determinazione della lotta sul posto di lavoro fulcro della crescita costante della coscienza di classe delle persone che ne sono venute a contatto e che subiscono ogni giorno l’oppressione del capitalismo.

Ruggero Rognoni

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