Marxismo ed ecologia è un libro del 1989, per la cui elaborazione sono debitore anche ai contributi di Roberto Firenze, Fernando Visentin e Luigi Viglino, allora pubblicato per i tipi delle Nuove Edizioni Internazionali, Milano. Il testo, salvo correzioni di errori materiali, è quello rielaborato per “l’edizione digitale” del 1996, che d’altra parte non è altro che l’edizione originale con le note inserite nel corpo del testo (e non come indicazioni bibliografiche in appendice, come era nell’edizione cartacea del 1989). Il testo è liberamente disponibile e riproducibile per fini di studio personale. La pubblicazione di singole parti, non superiori a un singolo capitolo e ovviamente non a fini di lucro, è consentita citando l’autore e la fonte.
(t.b., 14 agosto 2009)

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Dalla prefazione

Questo libro propone al lettore il testo della commissione ambiente della Lcr, Marxismo rivoluzionario e questione ambientale – Un contributo per aprire il dibattito, che è ser­vito da base per la discussione dei problemi ecologici nel congresso nazionale della Lega comunista rivoluzionaria (Bellaria, 8-12 febbraio 1989). Congresso che ha approvato a larghissima maggioranza – lo ricordiamo qui per inciso – la proposta di confluenza della sezione italiana della Quarta Internazionale in Democrazia proletaria. Completano il volume questa prefazione e una bibliografia ragio­nata che vuol essere uno strumento di lavoro utile per ulteriori approfondimenti.   L’occasione della sua origine spiega alcune caratteristiche, esteriori e di contenuto, inu­suali o criticabili in un libro di altra natura, ma che in questo hanno una giustificazione. Ad esempio qualche pesantezza di esposizione tipica del genere “documenti con­gres­sua­li” (di cui questo testo è un esemplare sui generis), qualche ripeti­zione di troppo e una certa disomogeneità di stile tra le diverse parti; caratteri che riflettono il fatto che questo lavoro è nato dalla rielaborazione, necessariamente affrettata, di cinque contri­buti pre­p­aratori di quattro autori diversi. Per quel che riguarda i contenuti, la trattazione di qualche punto può apparire eccessiva­mente som­maria o può talvolta infastidire il rinvio ad altre elabo­razioni della Lcr e della Quarta Internazionale date pacificamente per conosciute dal lettore. Pensiamo che rimedino parzialmente a questi inconve­nienti le note e le segnalazioni biblio­grafiche delle appendici.

Un approccio marxista. Dopo i difetti, i pregi. Un primo merito di questo lavoro è quello di essere un tentativo organico di riflessione sistematica e complessiva sulla crisi ecologica da un punto di vista marxista. Si potranno condividere o meno, in tutto o in parte, l’approccio generale o i singoli punti d’arrivo. Non si potrà negare, ci pare, la se­rietà del proposito e una certa fecondità del tentativo, sia nel fare i conti con la tradizione marxista sia nel confrontarsi con le sfide che a questa tradizione pongono oggi i dram­matici problemi dell’am­biente.   Si tratta certamente di una riflessione che resta in buona misura ancora preliminare. Che stabilisce dei punti di partenza più che punti di arrivo definitivi. Che propone un metodo e un approccio politico, più che un quadro analitico, politico e programmatico compiuto. Alcune proposte più articolate, emerse nel dibattito congressuale, saranno tuttavia proposte qui, nel prosieguo di questa introduzione.   Entro questi limiti, un secondo merito di questa riflessione è quello di riproporre l’attua­lità e la fecondità del punto di vista originario di Marx e di Engels sul rapporto uomo-natura e società-ambiente. Que­sto versante del pensiero marx-engelsiano infatti – che abbiamo chiamato “il filo verde” del marxismo – è stato a lungo ignorato o sottovalutato da una consolidata tradizione di stampo storicistico o positivistico[1].

Due sono pertanto, quasi naturalmente, gli interlocutori polemici di questa riflessione. Da un lato, un certo marxismo legato a vecchie chiavi di lettura economicistiche, tipiche della tradizione socialde­mo­­cra­tica prima e staliniana poi, il quale ha disconosciuto a lungo l’importanza obiettiva della questione ambientale e la radicalità potenziale della critica ecologica. Dall’altro un certo ambientalismo — oggi maggioritario anche nel no­stro paese — che dà tranquillamente per liquidato e inutilizzabile tutto il marxismo, senza averci fatto seriamente i conti, spesso senza neppure conoscerlo mini­ma­mente, e che anche per questo si trova oggi a ripercorrere in forme nuove vecchie strade riformi­ste scambiando le per nuova concre­tezza.

Ci potrebbe esser chiesto se, riproponendo un approccio marxista, non siamo mossi da attaccamento a vecchie ortodossie o ad astratte continuità. Rispondiamo che preoccu­pazioni del primo genere (ortodossia) non hanno mai avuto molto spazio nella parte migliore del movimento trotskista. Quanto a quelle di non interrompere la continuità, la memoria storica, della tradizione rivoluzionaria del movimento operaio internazionale, non dobbiamo certo pentircene oggi che la storia ci dà ragione. Riproponiamo il marxi­smo perché semplicemente, ci sembra ancora straordinariamente attuale, vivo, utile. Non siamo disposti a rinunciare alle nostre idee per seguire la moda del momento, per cercare una sorta di linea di minor resistenza nella congiuntura politica avversa.

Avendo un’idea del marxismo come metodo e sistema scientifico di pensiero, perciò aperto alle verifiche e al confronto, non temiamo le contaminazioni della teoria e dei lin­guaggi (contaminazioni che più volte si sono rivelate feconde nella storia del marxismo vivente, a cominciare dalle sue stesse elaborazioni originarie). Siamo però consapevoli che molte asserite “crisi del marxismo” e tanti pretesi “superamenti” di cui ci informa la storia lontana e recente, altro non sono stati che abbandoni delle posizioni classiste, ri­nunce a progettare e a costruire una società alternativa all’esistente, liquidazioni aprio­ristiche che nulla avevano a che vedere con vere o presunte lacune del paradigma marxista. Restiamo dell’opinione che “l’utilizzo o meno del marxismo non è una que­stione culturale o accademica, ma fa parte della lotta di classe stessa; l’abbandono del marxismo è già una scelta molto precisa, l’abbandono di una concezione classista della società: è la prima battaglia persa dal movimento o da un partito dei lavoratori ed è la prima battaglia vinta dalle classi dominanti”[2]. L’opera, pur indispensabile, di ripensa­mento e rinnovamento del marxi­smo, come noi la concepiamo, non ha nulla a che ve­dere con il liquidazionismo.

Naturalmente non ci sfugge l’ambiguità di cui la storia ha caricato il termine “marxismo” e gli equivoci che ne circondano l’uso nel lin­guaggio corrente e sui mass media. E tanto meno sottovalutiamo il fatto che gli argomenti più forti a favore della tesi della “crisi del marxismo” hanno la corposità materiale, storica, della crisi del cosid­detto “socialismo reale” e del fallimento del movimento operaio tradizio­nale in Occidente. Al pari forse della catastrofe ecologica, la crisi del modello staliniano e quella della sinistra in Occidente obbli­gano i marxisti a fare i conti con le rispettive tradizioni, a confron­tarle, a ripensare i termini complessivi dell’alternativa rivoluzionaria possibile. Ma proprio dalle impietose verifiche della storia emerge, a nostro modo di vedere, un dato significativo: la crisi presente non coinvolge affatto, semmai convalida, almeno nelle linee generali, le diagnosi e le proposte avanzate dal marxismo rivoluzionario nel corso della sua storia.

(TB, 21 marzo 1989)

Riconoscimenti

Di un lavoro collettivo, fatto a più mani e col contributo di molte teste, è giusto segnalare i coautori, almeno i nomi di coloro che più sistemati­ca­mente vi hanno profuso tempo, attenzione, impegno intellettuale e ma­te­ria­le. La menzione è tanto più doverosa in questo caso in quanto il testo finale si è ampiamente servito (spesso attenendovisi fedelmente) dei testi preparatori prodotti da alcuni compagni della commissione ambiente in vista del dibattito nella commissione stessa e nel comitato centrale dell’8-9 ottobre 1988.
In parte corre l’obbligo di segnalare i nomi di Fernando Visentin, Roberto Firenze e Luigi Viglino. Al primo si deve un contributo importante per la ricostruzione del pensiero di Marx ed Engels sul rapporto uomo-natura e sul progresso, nonché la segnalazione dell’attualità della riflessione di Benjamin sulla storia. Inoltre, Visen­tin divide con Roberto Firenze e con lo scrivente il lavoro preparatorio per la parte seconda, “La politica dell’ambiente”, segnatamente al capitolo sul movimento ope­raio italiano. A Luigi Viglino si deve il lavoro di sintesi sulle questioni pro­gram­­ma­­tiche, a cui si è attenuta (quasi sempre fedelmente) la versione definitiva della terza parte del testo. Infine, oltre al resto, al sottoscritto è toccato l’onere della redazione finale del tutto.
Ovviamente un debito riconosciamo verso tutti quei compagni dei quali non fac­ciamo qui il nome ma che, in diversi momenti e in diverse istanze, hanno discus­so con noi le idee e le proposte che qui abbiamo esposto.
Sia consentita, infine, una nota personale al curatore. Per la parte di mia compe­tenza, vorrei dedicare questo scritto a Elisabetta; senza la collaborazione della sua pazienza e della sua comprensione, difficilmente questo scritto avrebbe mai visto la luce. A lei un grazie sincero. (T.B.)

[1] Non pretendiamo, naturalmente, di aver dato qui l’interpretazione “autentica” di Marx e di Engels. Siamo consapevoli di aver sfiorato un certo numero di “controversie marxiste“ che dividono da decenni i marxologi. Lasciamo a loro questo terreno, o meglio agli studiosi seri che vogliono restituirci questo aspetto poco indagato del pensiero dei classici. Per parte nostra, abbiamo inteso operare per il recupero di alcuni strumenti concettuali importanti. e siamo sicuri di non aver fatto un’operazione arbitraria. L’esistenza di questo filone nell’opera di Marx viene messa in rilievo anche in un’opera recente: Debeir – Deléage – Hemery, Storia dell’energia. Dal fuoco al nucleare: “La problematica iniziale di Marx […] poneva veramente le premesse di una riflessione sugli scambi tra l’uomo e la natura, al centro dei quali sta l’energia”; ma la strada “aperta dal concetto di una totalità società-natura, quella di una riflessione feconda sull’interconnessione tra rapporti sociali di produzione e biosfera, sull’interazione fra determinanti naturali e determinanti sociali […] è rimasta inesplorata” (p. 17), in parte anche per responsabilità dello stesso Marx, dicono gli autori. Raccomandiamo vivamente la lettura di quest’opera che non ha corrispondenti nella recente letteratura ecologista sull’energia. Purtroppo noi abbiamo potuto consultarla solo a stesura ultimata del nostro testo, che avrebbe potuto trame degli indubbi arricchimenti di metodo e di contenuto.
[2] Citiamo dalle Tesi politiche della Lcr approvate dal congresso di Bellaria.

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